L’imperfetto di troppo

L’invisibile

di Pontus Ljunghill

Recensione di L’invisibile di Pontus Ljunghill, Milano : Guanda, 2014
L-invisibile

Chirurgico. Si addice alle atmosfere svedesi che tratteggia. Mai una parola di troppo, un tecnicissimo lavoro di cesello che si percepisce, e renderebbe la lettura un impegno gradevole, ossia un piacere. Peccato che per arrivare al cuore della storia occorra farsi strada in una selva di passati remoti e di imperfetti che introducono e diluiscono i precedenti in una sospensione che, come direbbe Paolo Conte è simile a “una nebbia che sembra di essere dentro a un bicchiere di acqua e anice”. Che può pure piacere, per carità.
Da Ljunghill non si pretende un calore sudamericano, ma il suo misuratissimo stile (si badi, è un esagerazione per dare forza all’idea) è più simile a quello di un bugiardino che a quello di un romanzo. Peccato, perché l’impianto del testo funziona, e l’autore ha belle intuizioni sceniche. Guardando verso Nord c’è di molto meglio (anche nella stessa “offerta lampo” di oggi).