19 – l’ingegnere a scuola

Parallelamente a Francia e Inghilterra, anche in altri paesi si svilupparono scuole tecniche specializzate in settori considerati strategici dal governo centrale. Nacquero in questo periodo:
– la scuola di Applicazione di Artiglieria e Genio nel Regno di Sardegna (1739); in essa, tra gli, altri insegnò il matematico Joseph Louis Lagrange;
– la scuola di Ingegneria e Artiglieria a Berlino (1816);
– l’esempio di Berlino fu seguito dalla Svezia solo due anni dopo: nel 1818 fu istituita una scuola di ingegneria;
– scuola tecnica mineraria in Belgio (1836);
– medesimo indirizzo in Inghilterra (1851).

Questo fatto evidenzia come la nascita di scuole tecniche sia sempre legata strettamente a un redditizio sfruttamento delle risorse. Analogamente la nascita di scuole minerarie avveniva per ottimizzare la produzione; così, se da un lato si insegnavano i metodi per spurgare le miniere dall’acqua, dall’altro si insegnavano le cosiddette tecniche di “coltivazione” della miniera stessa. Una delle tecniche insegnate era, ad esempio, il “metodo delle ripiene”, per costruire una galleria di scavo senza dover trasportare quantità eccessive di residui, procedendo per successivi riempimenti.

Nel giro di 60-70 anni tutti gli Stati europei si dotarono di Scuole tecniche. Sino alla metà del xix secolo i corsi erano tipicamente triennali, e le materie studiate erano, tra le altre:
• meccanica;
• filosofia;
• progettazione di macchine;
• fortificazioni;
• architettura;
• chimica (laboratori);
• geometria;
• idraulica e tecniche minerarie (con visite).

La chimica ottocentesca è ancora una materia molto qualitativa dal momento che si hanno solo un numero ristretto di nozioni riguardo gli elementi; per questo motivo il lato pratico della chimica risulta ancora preponderante rispetto a quello teorico, almeno fino alle metà del xix secolo.
Inoltre anche l’osservazione dello stato dell’arte per quanto riguarda macchine e lavorazioni era ritenuto fondamentale per lo stimolo alla comprensione e allo sviluppo di nuove soluzioni. Le scuole si dotavano così di collezioni di oggetti, dei quali si poteva seguire un certo legame evolutivo, o parti isolate, la cui rappresentazione fisica permetteva da un lato la comprensione piena del funzionamento; dall’altro, si voleva che questi oggetti fossero stimolo per il tracciamento e l’immaginazione delle possibili evoluzioni.
Anche i docenti prevedevano ibridazioni non scontate: nel caso del Corps des ponts et Chaussées, scuola tecnica di di ingegneria civile nata intorno al 1748, il corpo docente era talvolta formato da allievi di anni successivi o ufficiali del corpo. La didattica prevedeva insegnamenti scientifici generali, meccanica idraulica, sezioni coniche, misurazioni topografiche e infine istruzione su progetti pratici.
Nel 1794 fu fondata l’Ecole Politechnique, una scuola a inquadramento militare che costituiva una base preparatoria all’ammissione a scuole di specializzazione come ad esempio l’Ecole de l’Artillerie e du Genie Militaire o l’Ecole des ponts et Chaussées. Questa scuola dipendeva direttamente dal ministero della guerra e divenne un modello da seguire per tutti i paesi come ad esempio la Russia (risale al 1805 la formazione di un Corpo degli Ingegneri di Ponti e Strade), e la Spagna, dove a Madrid fu istituito il Gabinete de Maquinas.

In Italia era presente già dalla seconda metà del xvi secolo il Collegio degli Architetti di Milano; in un secondo tempo Giuseppe Piermarini fondò nel 1773 presso l’Accademia di Brera una scuola di architettura.
A Torino nasceranno le prime scuole tecniche professionali che porteranno poi alla formazione del Regio Istituto Tecnico nel 1852. Il promotore di questo tipo di istruzione più che altro utile alla formazione di tecnici di livello intermedio fu Carlo Ignazio Giulio, docente di matematica presso l’Università del capoluogo sabaudo: costui istituì nel 1845 delle “scuole di meccanica, chimica applicata alle arti, chimica agraria, agraria e forestale, “condite” da corsi di geometria applicata alle arti (si badi al significato del termine “arti”, che sino a tutto il xix secolo significò “attività produttive”) geometria descrittiva e disegno geometrico.
A seguito della promulgazione della Legge Casati, datata 1859 (due anni prima dell’Unità d’Italia), e poco dopo estesa a tutto lo stato italiano, furono istituiti a Torino e la scuola di Applicazione per Ingegneri (1859) e il Regio Museo Industriale (1862); quest’ultimo, soprattutto grazie alla spinta del fondatore, il commendator Giuseppe Devincenzi, si richiamava in modo esplicito al Conservatoire des Art et Métiers.
Il Regio Museo Industriale era anche autorizzato a rilasciare brevetti e certificati a tutte quelle invenzioni che erano ritenute utili e innovative. La scuola, invece, prende sede al palazzo del Valentino e viene scelto a svolgere il compito di direttore il professore di meccanica e idraulica applicata Prospero Richelmy. Infine l’8 luglio del 1906 viene fondato il Regio Politecnico di Torino che sorgeva dalla fusione delle due precedenti istituzioni.

18 – dai prodotti alla merce

Le esposizioni sono un prodotto tipicamente ottocentesco, discendendo direttamente dalla prima rivoluzione industriale e dai valori socio-economici e simbolici della piazza-mercato.
Le esposizioni sostituiscono i teatri di macchine (genere letterario comparso intorno al xvi sec.), cambiando anche il pubblico che è ad esso dedicato; infatti si passa dopo la metà del xviii secolo dai teatri di macchina, prima espressione di libri stampati ma ancora per una ristretta cerchia di pochi e fortunati eletti, alle esposizioni che ebbero come obiettivo il coinvolgimento delle massa e raggiunse la massima risonanza nel xix secolo.
Le esposizioni sono dei grandi insediamenti territoriali adibiti alla pubblicazione delle nuove tecnologie, nelle quali si dedica anche delle aree alla sperimentazione dei dispositivi necessari al rapporto acquirente-consumi (réclame, attrazioni, grandi magazzini).
La prima esposizione avvenne in Francia subito dopo la rivoluzione francese, poiché proprio nel 1791 furono abolite le rigide regole delle corporazioni, favorendo di fatto la maggiore circolazione del sapere contro l’ostruzionismo imposto da quest’ultime.
In quel periodo in Francia furono inoltre fondate l’Ecole Polytechnique (istituzione nata a Parigi che formava ingegneri civili e industriali con un inquadratura militare e che coniuga, secondo la cultura e la concezione del xviii secolo, l’insegnamento tramite non solo la scuola d’applicazione ma anche il museo), il Conservatoire des Arts et Métiers nato con la stessa impostazione dell’Ecole Polytechnique e il Bureau des Longitudes dove lo studio dell’esplorazione era affrontata in maniera tecnologica. La concezione dell’epoca, come detto precedentemente, dava notevole importanza al museo, perché era visto come il luogo dove attraverso lo studio del passato si potesse trarre ispirazione per il futuro ed un apprendimento reale.
La prima esposizione nazionale francese si ebbe nel 1798, voluta dallo Stato, fortemente presente nell’economia, come segno di opposizione al predominio industriale inglese e di una forte identità nazionale. Tra il 1798 e il 1849 si tennero a Parigi ben 11 esposizioni con un aumento da 110 a oltre 4000 espositori segnale forte e tangibile dell’industria nascente in Francia. Le esposizioni divennero un elemento di riconoscimento ma anche un impegno molto gravoso dal punto di vista umano e soprattutto economico visto che le esposizioni avevano una durata media di sei mesi.
Inizialmente gli imprenditori inglesi non vedevano la necessità di promuovere i propri manufatti, in quanto la loro economia era già molto solida e un passo avanti rispetto a tutte le altre grandi potenze europee ma intorno al 1840 la Royal Academy, la Royal Agricultural Society e la British Society for the Advancement of Science organizzarono le esposizione di Londra (1848) e Birmingham (1849) e poi anche una simile in Irlanda.
Queste prepararono il terreno per la Great Exhibition, che si tenne nel 1851 a Londra, voluta fortemente dal principe Alberto e alcuni privati (tra cui Cole e Russell) ed ebbe una risonanza mondiale. Già nel 1849 il principe Alberto e alcuni imprenditori fissarono i caratteri fondamenti: lo scopo dell’esposizione, la divisione in 4 sezioni (materie prime, macchine, prodotti manifatturieri e belle arti), l’Hyde Park (centro di Londra) come luogo e i sistemi di premi e ricompense per attrarre e così aumentare il numero dei partecipanti all’esposizione. Nel 1850 fu scelto il Crystal Palace ideato da John Paxton, tra le 233 proposte, come luogo dove organizzare l’esposizione ma subito sorsero dubbi sulla stessa possibilità costruttiva poiché non vi erano grossi paragoni con edifici simili ed inoltre fu definito come la “mostruosa serra”.
Il Crystal Palace aveva dimensioni enormi, fu costruito rapidamente in sole trentanove settimane grazie alla struttura portante metallica, che destava non poche perplessità, e copriva ben settemila metri quadrati di esposizione; proprio per queste sue enormi dimensioni fu poi spostato nel 1853 a sud di Londra dove però bruciò nel 1936.
L’esposizione durò sei mesi con oltre sei milioni di visitatori, con un notevole profitto che servì a finanziare delle opere pubbliche.