
Colpito da tale sostanza numerica, svolgo alcune riflessioni:
– l’iPad potrebbe utilmente svolgere funzioni di riscaldamento casalingo (cosa che dà il là a una possibile lista delle “cose che non puoi fare con un quotidiano ma con l”iPad sì”, dopo le “cose che non puoi fare con l’iPad ma con un quotidiano sì“);
– mettere ordine nelle cose che ci circondano, sia che ciò avvenga ritirando abiti in un armadio, dividendo pietruzze per colore, usando un calcolatore per scrivere un blog o un tablet per organizzare dei segnali radio in notizie quotidiane, significa combattere (localmente) l’entropia. Poiché però questa simpatica grandezza deve sempre aumentare allorché spostiamo il nostro punto di osservazione da locale a globale, ecco che avere una maggiore potenza di calcolo, capace quindi di fare più ordine attorno a noi, significa che da qualche parte ci sarà maggiore disordine. E, a prescindere dal disordine che può essersi creato durante la costruzione di un iPad (sul quale non mi dilungo molto, ma che è commisurato alla quantità di CO2 prodotta), maniera preferenziale per esprimersi da parte del disordine è il calore. Quindi, in assenza di salti tecnologici particolari (come potrà essere, ad esempio, il calcolatore quantistico), a maggior potenza di calcolo corrisponde maggior calore emesso dai circuiti per effetto Joule;
– secondo una sensazione che dovrei verificare con un termometro (ma non credo che infilerò mai un termometro a mercurio in qualche orifizio del mio notebook, vedasi una presa RJ-45), la temperatura di 33,6 gradi è comunque inferiore a quella generata da un laptop di uso comune;
– risultato di tutte queste elucubrazioni, con buona probabilità, è solo un piccolo contributo all’entropia del nostro pianeta; un sano ozio sarebbe forse stato più proficuo.

– risultato di tutte queste elucubrazioni, con buona probabilità, è solo un piccolo contributo all’entropia del nostro pianeta; un sano ozio sarebbe forse stato più proficuo.