18 – dai prodotti alla merce

Le esposizioni sono un prodotto tipicamente ottocentesco, discendendo direttamente dalla prima rivoluzione industriale e dai valori socio-economici e simbolici della piazza-mercato.
Le esposizioni sostituiscono i teatri di macchine (genere letterario comparso intorno al xvi sec.), cambiando anche il pubblico che è ad esso dedicato; infatti si passa dopo la metà del xviii secolo dai teatri di macchina, prima espressione di libri stampati ma ancora per una ristretta cerchia di pochi e fortunati eletti, alle esposizioni che ebbero come obiettivo il coinvolgimento delle massa e raggiunse la massima risonanza nel xix secolo.
Le esposizioni sono dei grandi insediamenti territoriali adibiti alla pubblicazione delle nuove tecnologie, nelle quali si dedica anche delle aree alla sperimentazione dei dispositivi necessari al rapporto acquirente-consumi (réclame, attrazioni, grandi magazzini).
La prima esposizione avvenne in Francia subito dopo la rivoluzione francese, poiché proprio nel 1791 furono abolite le rigide regole delle corporazioni, favorendo di fatto la maggiore circolazione del sapere contro l’ostruzionismo imposto da quest’ultime.
In quel periodo in Francia furono inoltre fondate l’Ecole Polytechnique (istituzione nata a Parigi che formava ingegneri civili e industriali con un inquadratura militare e che coniuga, secondo la cultura e la concezione del xviii secolo, l’insegnamento tramite non solo la scuola d’applicazione ma anche il museo), il Conservatoire des Arts et Métiers nato con la stessa impostazione dell’Ecole Polytechnique e il Bureau des Longitudes dove lo studio dell’esplorazione era affrontata in maniera tecnologica. La concezione dell’epoca, come detto precedentemente, dava notevole importanza al museo, perché era visto come il luogo dove attraverso lo studio del passato si potesse trarre ispirazione per il futuro ed un apprendimento reale.
La prima esposizione nazionale francese si ebbe nel 1798, voluta dallo Stato, fortemente presente nell’economia, come segno di opposizione al predominio industriale inglese e di una forte identità nazionale. Tra il 1798 e il 1849 si tennero a Parigi ben 11 esposizioni con un aumento da 110 a oltre 4000 espositori segnale forte e tangibile dell’industria nascente in Francia. Le esposizioni divennero un elemento di riconoscimento ma anche un impegno molto gravoso dal punto di vista umano e soprattutto economico visto che le esposizioni avevano una durata media di sei mesi.
Inizialmente gli imprenditori inglesi non vedevano la necessità di promuovere i propri manufatti, in quanto la loro economia era già molto solida e un passo avanti rispetto a tutte le altre grandi potenze europee ma intorno al 1840 la Royal Academy, la Royal Agricultural Society e la British Society for the Advancement of Science organizzarono le esposizione di Londra (1848) e Birmingham (1849) e poi anche una simile in Irlanda.
Queste prepararono il terreno per la Great Exhibition, che si tenne nel 1851 a Londra, voluta fortemente dal principe Alberto e alcuni privati (tra cui Cole e Russell) ed ebbe una risonanza mondiale. Già nel 1849 il principe Alberto e alcuni imprenditori fissarono i caratteri fondamenti: lo scopo dell’esposizione, la divisione in 4 sezioni (materie prime, macchine, prodotti manifatturieri e belle arti), l’Hyde Park (centro di Londra) come luogo e i sistemi di premi e ricompense per attrarre e così aumentare il numero dei partecipanti all’esposizione. Nel 1850 fu scelto il Crystal Palace ideato da John Paxton, tra le 233 proposte, come luogo dove organizzare l’esposizione ma subito sorsero dubbi sulla stessa possibilità costruttiva poiché non vi erano grossi paragoni con edifici simili ed inoltre fu definito come la “mostruosa serra”.
Il Crystal Palace aveva dimensioni enormi, fu costruito rapidamente in sole trentanove settimane grazie alla struttura portante metallica, che destava non poche perplessità, e copriva ben settemila metri quadrati di esposizione; proprio per queste sue enormi dimensioni fu poi spostato nel 1853 a sud di Londra dove però bruciò nel 1936.
L’esposizione durò sei mesi con oltre sei milioni di visitatori, con un notevole profitto che servì a finanziare delle opere pubbliche.