Categoria: iPad
Genealogia delle macchine che contano – 01
“E’ realizzato in alluminio aerospaziale ed è stato progettato per adattarsi insieme al tablet in modo tale che sembrino due parti dello stesso dispositivo”.
l’iPad, il riscaldamento globale e l’entropia
– secondo una sensazione che dovrei verificare con un termometro (ma non credo che infilerò mai un termometro a mercurio in qualche orifizio del mio notebook, vedasi una presa RJ-45), la temperatura di 33,6 gradi è comunque inferiore a quella generata da un laptop di uso comune;
– risultato di tutte queste elucubrazioni, con buona probabilità, è solo un piccolo contributo all’entropia del nostro pianeta; un sano ozio sarebbe forse stato più proficuo.
l’iPad a vapore
L’iPad quindi come segnale di assenza di serietà. E quale migliore maniera di conferire ottocentesca serietà al tablet più famoso? Dotarlo di meccanica schiera di tasti, più politicamente corretta dell’effimero tastierino software (si noti come “tastiera” corrisponda alla compitezza della dattilografa e “tastierino” all’estemporaneità dell’utenza virile).
Ritorna l’archetipo, quindi, che intervenne nella realizzazione della forma del computer destinato all’utenza allargata: una macchina per scrivere, il fondamento, il noto, associata a uno schermo, oggetto eminentemente del dopoguerra e quindi nuovo, che pur già comune nelle case sotto forma di televisione, non era stato sino a quel momento controllabile, e quindi ancora da esorcizzare nella sua forma “personale”. Si vede bene questa combinazione in Brazil di Terry Gilliam.
Un oggetto, in definitiva, inconsciamente (e meravigliosamente, si può dire?) steampunk, che nelle didascalie delle immagini appare come tale: si rassicura l’utente dicendogli “Non you can really throw your netbook away” (si badi, non il laptop o notebook, ma la sua deriva minimalista), o “Full-sized keys” (le piccole dimensioni dei tasti li rendono poco seri), pur ricordandogli che la custodia “Folds over easily for normal use”. Siamo ancora in pieno assestamento, se il ritorno alla tastiera riconduce ad ambiti consueti o normalizzati, riconoscendo però che il “normal use” è quello per cui l’oggetto è stato progettato.
L’utente è ancora spiazzato, segno dell’inutilità del pur bellissimo oggetto o degli assestamenti verso una nuova tipologia di strumenti informatici personali?
la lista del giovedì – 01 – cose che non puoi fare con l’iPad ma con un quotidiano sì (continuazione)
(segue)
Qualcuno sembra contraddire il punto 5. dell’elenco delle cose che non puoi fare con l’iPad ma con un quotidiano sì:
Non si dica che non erano stati avvertiti.
la lista del giovedì – 01 – cose che non puoi fare con l’iPad ma con un quotidiano sì
Senza voler sembrare retrogradi, però, si vogliono segnalare alcune attività che non si possono compiere agevolmente con un iPad, ma con un quotidiano sì:
1. riciclarlo (va bene, si riciclerà pure in qualche modo, ma non c’è confronto);
2. sedersi su di una panchina e farci i buchi per spiare qualcuno senza essere visti;
3. coprirci i mobili o il parquet quando si tinteggia;
4. ritagliarne una parte e appenderla con una puntina per poi dimenticarsi di averlo fatto;
5. arrotolarlo e cacciare zanzare, mosche, pappataci e altri ditteri;
6. impiegarlo come riempitivo in cavità di vario genere;
7. pulire i vetri inumidendolo;
8. lasciarlo in treno dopo aver letto le cose che più ci interessano;
9. metterci in mezzo una rivista che si vuole nascondere;
10. darne parte a una persona che vuole leggere altro da quello che leggiamo noi;
11. (se si è un muratore) farci un cappello;
12 (bonus). metterlo sotto la maglia d’estate quando si è in giro in bicicletta e si approccia una discesa (per la verità, se si dispone di un numero adeguato di iPad l’operazione è fattibile anche con il gingillo della Apple; non ne si segnalano i lati negativi).
Relativamente al punto 3., è notorio che l’articolo più interessante di un giornale è quello di un numero di un certo giorno del mese prima, che si scorge mentre si spennella una parete. Ci si può trovare immersi nella lettura mentre la nostra pennellessa sgocciola su di una porzione non protetta della nostra stanza.
(continua)