12 – la logica binaria e i censimenti

L’analisi cronologica delle scoperte e dei perfezionamenti delle conoscenze in ambito matematico porta ad analizzare la figura di George Boole, da cui prese il nome un “nuovo” tipo di logica.
Egli ridusse la logica a sistemi algebrici semplici, rappresentando le parti fondamentali del discorso mediante i simboli 0 e 1, e legandole con gli operatori logici. I due valori alla base del sistema di numerazione binario si prestano perfettamente all’utilizzo elettronico proprio perché individuano lo stato fisico di funzionamento dei dispositivi: acceso (0) e spento (1).
La disciplina che prelude l’informatica incontra l’elettricità. A seguito di questo, tra l’altro, si avrà l’incontro tra le tecnologie dell’informazione, rispetto alle precedenti semplicemente associate al calcolo.

Il problema computazionale maggiormente avvertito nel xix secolo era quello dei censimenti. Era estremamente difficile da un punto di vista computazionale gestire le schede di censimento per centinaia di milioni di individui nel minor tempo possibile.
Così come per il problema delle longitudini, il Bureau of Censis americano indisse un concorso atto a premiare la macchina in grado di elaborare i dati più velocemente. Si stimò che se il censimento del 1890 fosse stato realizzato una decade prima, allora sarebbero necessitati circa 11 anni per la completa gestione dei dati.
Il vincitore fu l’ingegnere statunitense Hermann Hollerith, inventore di una macchina basata sullo stesso principio delle schede perforate adottato dal telaio Jacquard. Inizialmente l’analisi dei dati era compiuta da operatori umani, ma presto si introdussero attuatori e contatori elettromeccanici, sollecitati dalle perforazioni.

Il passaggio all’era della meccanografia elettromeccanica fu quasi immediato: numerose furono le aperture di centri di elaborazione di questo tipo, dove si trattavano le informazioni contenute nelle schede perforate e connesse ai più svariati ambiti.
L’esigua velocità e precisione consentite dalla meccanografia, tuttavia, ne decretarono un graduale abbandono a favore di sperimentazioni in cui è sempre più diffuso l’utilizzo di valvole.
Risale al 1929 la realizzazione della prima macchina a relè con registri per i dati, prodotta da IBM (International Business Machines Corporation, azienda leader nel campo di sistemi meccanografici, nata come evoluzione dell’azienda fondata dallo stesso Hollerith, la Dehomag, poi ceduta a T.J. Watson).
La nascita del Mark I nel 1943, nei laboratori della Harvard University, fu subito seguita da quella dell’Eniac, macchina a valvole, ossia diodi e triodi, che sfruttava una codifica binaria. Si tratta del primo vero calcolatore elettronico.
Nel frattempo vede la luce uno dei principali componenti elettronici utilizzati per tutto il resto del secolo, il transistor. Nel 1947, tre ricercatori dei laboratori Bell Labs realizzarono il primo transistor, che basato su materiali semiconduttori, è capace di comportarsi in maniera differente a seconda della corrente presente ai capi del circuito.
Non individuando in esso alcuna potenziale applicazione, gli americani optarono per la sua vendita al Giappone, che invece prese a utilizzare questo componente in maniera massiccia, basando su questo dispositivo una delle più formidabili crescite economiche degli ultimi secoli.