Contro un ingiusto oblio

L’intestino felice

di Giulia Enders

Recensione de L’intestino felice di Giulia Enders, Venezia : Sonzogno, 2015
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Che l’evoluzione abbia portato il sistema nervoso enterico ad avere cento milioni di cellule neuronali è indizio di due fatti. Anzitutto, che le operazioni che l’intestino deve compiere non sono per nulla banali. Il coordinamento tra sostanze chimiche prodotte in modo endogeno, quelle prodotte dalla flora intestinale, la somma di stimoli inconsci e consci, richiedono una capacità di elaborazione molto evoluta. In secondo luogo, però, disporre di questa capacità separata di elaborazione lascia al cervello la gestione di altre funzioni.
Nel saggio Il secondo cervello Michael D. Gershon affronta temi simili, ricordando che se Cartesio avesse avuto problemi intestinali non avrebbe potuto formulare in tranquillità il proprio cogito ergo sum. Ma, viene da dire, nemmeno se avesse avuto un forte mal di denti, o una fastidiosa prostatite, o una colica renale (meno che mai) avrebbe potuto formulare uno dei principi cardine del pensiero scientifico occidentale.
Posto che Giulia Enders non tratta solo dell’intestino propriamente detto, ma parte dalle ghiandole salivari, per andare all’esofago, allo stomaco, per poi discendere ai visceri, se L’intestino felice serve per esorcizzare un sistema funzionale del corpo umano che subisce ingiuste dimenticanze e omissioni, ben venga. Quasi sempre le affezioni intestinali hanno cause legate al nostro comportamento, sia che si tratti dell’alimentazione, sia che dipenda dallo stress al quale sottoponiamo il nostro organismo; è quindi giusto ascoltare la voce dei visceri, e non dimenticarsi di loro perché organi “bassi”.
Ancora, se questo saggio dà utili piccole indicazioni su come migliorare la nostra condizione umana (fare la cacca da accovacciati è molto più salutare che farla da seduti), ben venga. A volte piccoli cambiamenti delle nostre abitudini hanno grandi ripercussioni sul nostro stato di salute (si pensi ad esempio alla nostra postura quando stiamo seduti per molte ore).
Ma se, come viene da dubitare, questo sia uno dei capostipiti di una moda la cui onda lunga sta per arrivare in libreria, su Internet e in televisione (la trasmissione “La prova del cesso” è tuttora un timore lontano, per fortuna), bene, forse è meglio ricordare che, per le premesse della stessa autrice, l’intestino patisce i nostri comportamenti di lungo periodo, ed è quindi verso questi che dobbiamo spostare la nostra attenzione. Una dieta corretta e ritmi più misurati saranno il viatico per uno stomaco, un intestino e uno stato di salute migliore. Altrimenti, più che pensare a prestare attenzione a cosa e a come mangiamo, tra qualche anno saremo tutti più interessati alle ultime sull’idrocolonterapia. Come dire che più che pensare a fare la raccolta differenziata, andremo a profumare le discariche.