QWERTY, o della dattilografia/1

Nel 1864 l’americano Christopher Sholes ideò una disposizione dei tasti della macchina per scrivere che prese il nome dalle prime sei lettere (“Q”-“W”-“E”-“R”-“T”-“Y”) presenti nella riga in alto della tastiera americana.
La vulgata della storia della macchina per scrivere vuole che la disposizione “QWERTY” sia stata quasi da subito riconosciuta come la migliore, in termini di velocità ed efficienza.
Efficienza per una macchina per scrivere di fine Ottocento (ma anche ben dopo) significava soprattutto scarsa probabilità che due martelletti delle lettere si incontrassero, restando incastrati uno con l’altro. Sholes posizionò le lettere con cura, in modo che i martelletti recanti lettere che con più frequenza si trovavano vicine le une con le altre nelle parole di senso compiuto fossero quanto più possibile distanti.

Tuttavia, l’evento che sancì il predominio della tastiera “QWERTY” e della Remington, che ne aveva acquisito il brevetto da Sholes, fu una gara. Nella quale Franck McGurrin, stenografo di tribunale di Salt Lake City, sconfisse in modo netto lo sfidante Louis Taub, “armato” di una macchina Caligraph a 72 tasti, comprendenti le maiuscole e le minuscole. Taub scriveva veloce per quanto consentiva il metodo “hint-and-peck”, vale a dire cercando visivamente la lettera e percuotendone con l’indice il tasto corrispondente.
McGurrin, dal canto suo, fu il primo a memorizzare la tastiera, e a usare più di un dito per mano per schiacciare i tasti. Ciò permise a lui di vincere, e al sistema Remington-QWERTY di essere considerato senza ragionevole dubbio il migliore in circolazione, sebbene la differenza tra i contendenti fosse data dal metodo di battitura.
“La sua [di McGurrin] scelta della tastiera Remington, che può benissimo essere stata arbitraria, contribuì alla scelta dello standard”, (S. J. Liebowitz, Stephen E. Margolis, Journal of Law and Economics, vol. 33, No. 1 , p. 1-25).
Per gli standard è spesso così: prevalgono perché de facto si adattano a una situazione esistente, risultando la miglior scelta tra quelle possibili non per forza per soli motivi tecnici. Furono necessarie varianti nazionali: in Italia era “QZERTY”, anche se in modo prevalente sino a prima dell’avvento del pc,
in Germania “QWERTZ” (poiché in tedesco la “Z” è più presente della “Y” e per via della frequente prossimità tra “A” e “Z”), in Francia “AZERTY”; tuttavia, lo standard è da sempre l’incontrastato dominatore della scena.
La tastiera “QWERTY” ha avuto numerosi rivali nei suoi quasi 150 anni di vita: D
vorak, Maltron, XPeRT, NSK535S, GKOS per citarne alcuni; tuttavia, nessuno tra questi è mai riuscito a scalzarla dal predominio. Anche se uno sembrò andarci vicino…

(continua)

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